venerdì 12 settembre 2014

"Gefangnistagebuch" (1946) di Luise Rinser titolo originale trad. it. "Diario del carcere"

Per comprendere bene un fenomeno sociale è necessario osservarlo da diverse prospettive. In questo diario il nazismo è narrato non più nella mera e aberrante contrapposizione tra SS ed ebrei, ma raccontato da una scrittrice e psicologa tedesca, Luise Rinser, che non condivideva le idee nazionalsocialiste. A causa delle proprie idee politiche è stata reclusa nelle carceri tedesche all'epoca della dittatura di Adolf Hitler. La testimonianza è agghiacciante per il trattamento riservato in quelle carceri: la freddezza e l'indifferenza del personale di sorveglianza, i cui occhi non vedono nel recluso una persona, ma un oggetto da maltrattare e da sfruttare. Il pensiero va ancora una volta alla banalità del male: l'indifferenza, la mancanza di considerazione da parte di chi gestisce il potere, nei confronti di chi quel potere lo subisce. Il carcere, un non-luogo, in cui il tempo e lo spazio appaiono sospesi in una dimensione astratta, all'interno della quale c'è solo dolore, violenza e sofferenza. Non a caso, quel luogo è chiamato ancora oggi istituto di .... pena.

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